Sede
Ormai la sede ufficiale della fiera del libro del Nord Milano è diventata Villa Casati Stampa di Soncino e proprio grazie a questa scelta avvenuta nel 2020, mentre prima veniva utilizzata quasi esclusivamente per i matrimoni, oggi questa location ha conosciuto una sempre maggiore popolarità e viene ormai utilizzata per numerose iniziative.
Villa Casati di Soncino è una villa con spiccate caratteristiche di aulicità urbana che sorge all'estremità settentrionale dell'antico abitato di Balsamo, di cui rappresenta l'edificio più monumentale. Costruita fra 1590 e il 1608 per conto di Luca Casnedi, dal 1967 è stata donata, dal marchese Camillo II Casati Stampa di Soncino, alla Società San Paolo che ne detiene tutt’ora la proprietà. La villa fa parte dei Beni Culturali della Regione Lombardia.
Villa Casati Stampa: la sua storia
La villa fu edificata, dalla fine del XVI secolo, per volere di due ricchi mercanti di lana milanesi, della famiglia Ferrari, proprietari fondiari a Balsamo. Un'aquila e tre alberi tra loro legati, stemma dei Casnedi, sono scolpiti sull'architrave di un camino al pian terreno: nel 1641 infatti una nobile Ferrari cedette l'edificio con "il tenimento annesso" a Francesco Maria Casnedi che, nella seconda metà del XVII secolo, lo fece decorare con i primi affreschi.
Cento anni dopo, un altro Casnedi, il marchese Ottavio, vendette la villa a Carlo Francesco Stampa: generale plenipotenziario per Maria Teresa d'Austria, commissionò il completamento delle decorazioni del palazzo. Già pienamente settecentesco infatti è lo stile di alcuni ambienti al piano nobile: quadrature si alternano a raffigurazioni di vedute con rovine architettoniche, animate da macchiette dalla stesura libera e corsiva. I Casnedi, il cui simbolo araldico - un castello entro delfini - è effigiato nel mosaico pavimentale del portico meridionale, acquistarono possedimenti fondiari che resero la villa luogo ideale per la gestione agricola del territorio di Balsamo.
Fino al quarto decennio del XX secolo la signorile residenza fu abitata da Camillo Casati, erede degli Stampa di Soncino, in virtù di un'alleanza matrimoniale; in seguito il complesso, grazie ad una donazione disposta dal marchese, divenne di proprietà dei padri Paolini e ne ospitò il seminario. Negli anni Cinquanta, accanto alla villa, i padri fecero costruire un moderno edificio scolastico: poterono così trasferirvi il seminario, liberando lo storico palazzo. Alla loro iniziativa si deve il restauro di esterni ed interni; il bene è ora affittato per ricevimenti e convegni, mentre la parte ovest è occupata da uffici. Non si conservano le statue ad ornamento delle nicchie nel salone principale, documentate dalle foto d'epoca: assieme alla dispersa quadreria e all'arredo, di cui restano solo alcuni pezzi, rendevano la villa ancora più sontuosa.
Villa Casati Stampa: la descrizione
La villa "con spiccate caratteristiche di aulicità urbana" sorge all'estremità settentrionale dell'antico abitato di Balsamo, di cui rappresenta l'edificio più monumentale. Si estende su due piani fuori terra con una volumetria a blocco rettangolare. A testimoniare libertà progettuale rispetto all'impianto distributivo tradizionale delle dimore nobiliari, le destinazioni d'uso erano invertite: al piano terra si trovano, infatti, gli ambienti che erano destinati al ricevimento e alla conversazione degli ospiti.
L'imponente facciata si apre verso l'abitato: in posizione asimmetrica si elevano il portico architravato a cinque fornici e l'arcone di ingresso, al quale corrisponde la loggia ad arco al piano nobile, riaperta nell'ultimo restauro e affacciata sul piccolo spazio verde antistante. Modanature dipinte di grigio raccordano le aperture e ravvivano, con la sobria eleganza di un tracciato di linee, l'intonaco bianco delle facciate.
Un ampio giardino alla francese, ispirato al modello di Versailles, si adagiava a nord. Lo disegnavano due cannocchiali prospettici: il primo tra due portali gemelli alle estremità orientale e occidentale; il secondo, un lungo viale alberato tra il prospetto sud della villa e una cancellata monumentale. Rimangono ora solo frammenti dei portali tra cui due sculture, Apollo e Diana, in stile barocchetto dalle forme allungate e dal modellato nervoso dei panneggi: unica testimonianza dell'antico splendore del parco, accanto alle foto d'epoca e ai ricordi di alcuni padri Paolini, attuali proprietari.
Si aprono alla vista del giardino le prestigiose, quanto poco note, sale affrescate, recentemente restaurate. Nel salone principale al piano terra è stata riportata a nuovo splendore la decorazione che, con finte architetture e paesaggi, coinvolge anche sovraporte, sovrafinestre e il soffitto, in una sorta di horror vacui. Altri ambienti presentano una decorazione limitata alla sola fascia alta, secondo una prassi comune nelle ville dell'area milanese, con scene dipinte entro cornici decorative: ne è un esempio la sala dei quattro temperamenti o complessioni dell'uomo. Sembra che il pittore abbia lavorato seguendo la traccia di un testo letterario. Un'iscrizione riporta la data di esecuzione, 1685, e le iniziali dell'artista, identificato nel lombardo Agostino Santagostino.